Restauri 1

Ultimo aggiornamento 7 Maggio 2024

Il Laboratorio di restauro svolge attività diretta di restauro, formazione e ricerca finalizzata allo studio dell’evoluzione delle tecniche di esecuzione dei manufatti archivistici e librari, alla definizione dello stato di conservazione e dei conseguenti metodi e materiali di intervento. Opera inoltre, in collaborazione con i laboratori scientifici, per la realizzazione di soluzioni e procedure di intervento a carattere sperimentale.

Collabora con importanti istituzioni nazionali e internazionali per la messa a punto di materiali per la conservazione, interventi di restauro su opere che rivestono importanza storico/culturale e complessità esecutiva, si occupa inoltre, di formare di personale specializzato in ambito internazionale.

Collabora con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio come supporto tecnico scientifico per il controllo dei progetti esecutivi.

Progetto validazione carta Hanji

Progetto Biblioteca Hertziana (PIC)

Progetto Artemidoro

Progetto Leonardo sperimentazione e restauro Codice sul volo e 13 disegni

Grandi progetti esecutivi

Emergenza sisma

Alcuni esempi di restauri

 

Libro Sacro di Qaraqosh: il volume è stato segnalato dall’organizzazione FOCSIV Campagna Humanity-Volontari nel mondo – attiva da più anni nel Kurdistan dove, oltre ad occuparsi delle persone, svolge un’operazione di tutela e recupero del patrimonio culturale. In Italia il volume giunge grazie all’attivo interessamento del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini. Il manoscritto, datato XIV-XV secolo, era stato individuato nel 2016 da due giornalisti italiani, segnalato all’Arcivescovo di Mosul, mons. Yohanna Butros Mouché e quindi consegnato ai volontari del FOCSIV (presidente Gianfranco Cattai e dott.ssa Giulia Pigliucci). Tale manoscritto venne scelto per diventare il simbolo della rinascita di un popolo e l’esempio del riscatto contro il ‘genocidio culturale’ che si stava perpetrando in quelle terre ad opera dell’ISIS. La città di Qaraqosh o Baghdide, come viene chiamata dai suoi abitanti, fu distrutta e le sue chiese dovettero sopportare la furia dei rappresentanti dell’ISIS che usarono ogni mezzo per tentare di cancellarle.

Il manoscritto, miniato, è uno dei più antichi volumi conservati nella Chiesa della Vergine Maria di Qaraqosh e si salvò perché fu trasferito con altri in un luogo sicuro, un sottoscala nella casa dei sacerdoti, dove rimase per tutto il periodo di predominio dell’Isis nella regione. In Istituto è stato sottoposto ad accurate indagini diagnostiche e a un restauro complesso e minuzioso che ha anche comportato l’utilizzo di metodologie e materiali innovativi e si è avvalso di consulenze e contributi professionali differenti per rispondere alle peculiari esigenze conservative che presentava.

Maimonide, ms. Norsa: si tratta di una delle 28 copie miniate esistenti al mondo de ‘La guida dei Perplessi’, alcune delle quali riccamente decorate ma di cui solo 3 esemplari hanno miniature di dimensioni importanti  (Parigi hebr. 685) e solo 2 di essi hanno delle miniature pertinenti al testo (Bibl. Naz. Copenahagen hebr. XXXVII – sefardita del 1348 e la copia dei Norsa, askhenazita del 1349). Il manoscritto restaurato in Istituto è l’unico ad avere una miniatura a piena pagina che illustra compiutamente il contenuto filosofico e teologico dell’opera.  L’altra miniatura a piena pagina in perfetto stile gotico introduce il lettore all’inizio dell’opera. L’Istituto ha eseguito sull’opera le indagini conoscitive di tutte le sue componenti materiche e ha concretizzato un progetto di restauro peculiare che mantenesse in equilibrio le esigenze storiche e quelle conservative.

Codice sul volo di Leonardo: il nome del codice è dovuto all’argomento dei testi e dei disegni. La stesura del testo sembra risalire all’anno 1505. Nel taccuino si trovano alcuni disegni a sanguigna realizzati prima del testo, che in alcuni casi vengono coperti da questo, e in altri sono lasciati visibili scrivendo lungo il perimetro dello schizzo. Il Codice consta di 18 carte; la coperta, in cartoncino di pasta straccio, presenta sulla prima e quarta di copertina annotazioni di varia natura come la preparazione dei pigmenti o la lista della spesa. Il percorso complesso del Codice tra eredità, sottrazioni, cessioni, espoliazioni e vendita dei singoli fogli ci ha permesso di seguire, anche se in modo discontinuo, il suo cammino e di affrontare l’intervento conservativo nel pieno rispetto della storicizzazione  di tutte le sue componenti materiche.

Papiro di Artemidoro: la storia di questo celebre papiro raccoglie la controversia sull’autenticità del documento. Questo fu venduto nel 2004 dal mercante d’arte egiziano Serop Simonian gallerista di origine armena trapiantato ad Amburgo, alla Fondazione per l’Arte e la Cultura della Compagnia San Paolo di Torino. Non è compito dell’Istituto entrare nella questione dell’autenticità o meno del manufatto ma sicuramente l’intero intervento, scientifico e conservativo, ha rappresentato una sfida sia per la complessità dell’intervento sia per la sua futura valorizzazione (vedi Cecilia Hausmann, Artemidoro, un caso studio).

L’intervento di restauro eseguito sul Papiro di Artemidoro ha rappresentato un’occasione unica di studio del materiale papiraceo, di confronto con metodologie conservative impiegate in passato e di valorizzazione di questa tipologia di manufatti.

Quando si tratta di intervenire su oggetti di tale complessità (storica e materiale) l’approccio multidisciplinare risulta fondamentale per il raggiungimento di un miglior risultato, i dati forniti dalle indagini scientifiche hanno permesso di investigare a fondo la materia portando alla luce nuovi interrogativi, il dibattito con gli storici/papirologi  ha consentito una migliore comprensione delle vicende storiche che hanno riguardato il papiro, così come l’identificazione di particolari di difficile individuazione; mentre il confronto tra restauratori ha permesso l’individuazione delle metodologie più idonee per questo caso studio.

Volume pop-up ‘Astrologia’ di Ottavio Pisani: è ancora in restauro il volume di formato atlantico, conservato presso la Biblioteca Casanatense di Roma, stampato ad Antwerp (Anversa) nel 1613. Si tratta di un’opera pop-up che riporta i dispositivi mobili utili alle ricerche astrologiche e astronomiche. La copia in restauro è una delle due esistenti in Italia (l’altra, colorata, si trova a Firenze nella biblioteca del Museo Galileo Galilei) e rappresenta un nuovo campo d’interesse per l’Istituto che per la prima volta affronta un volume con queste caratteristiche. Tra volvellae e puntatori ci si muove per trovare il sistema più adatto di intervenire sui delicati dispositivi mobili e farli funzionare nuovamente. Il restauro di questo esemplare è stato inserito nel Convegno sui Pop-Up organizzato dalla Fondazione Tancredi di Barolo a Torino per la fine di febbraio 2020 e poi spostato a data da destinarsi per il problema del coronavirus.

Progetto Bad Arolsen- ITS (International Tracing Service): nell’ottobre 2015, a seguito di contatti intercorsi fra l’Icpal e l’ITS, è stato effettuato un sopralluogo a Bad Arolsen nella sede tedesca degli Archivi nazisti che ha dato l’avvio al progetto di collaborazione fra le due istituzioni. In quella occasione, furono sottoposti ad una prima analisi faldoni e registri rappresentativi delle problematiche presenti negli Archivi tedeschi, affinché si selezionasse una ridotta quantità di documentazione da far analizzare in Istituto. Scopo del progetto era quello di esaminare i diversi aspetti materici che compongono la documentazione selezionata, esemplificativa di quella conservata a Bad Arolsen, per proporre, se necessario, eventuali trattamenti conservativi diversi da quelli cui sono sottoposti i documenti in Germania o per verificare la correttezza e l’efficacia dei prodotti e delle procedure eseguite e, infine, per intervenire con i necessari restauri  in un programma di lavoro dal titolo “Un progetto di restauro”.

L’Archivio di Bad Arolsen conserva 30 milioni di singoli documenti, comprensivi di microfilm, filmati e circa 2800 oggetti personali degli internati e rappresenta la memoria tangibile di quanto avvenuto nei campi di concentramento durante il periodo nazista.

 


Il Laboratorio di restauro svolge attività diretta di restauro, formazione e ricerca finalizzata allo studio dell’evoluzione delle tecniche di esecuzione dei manufatti archivistici e librari, alla definizione dello stato di conservazione e dei conseguenti metodi e materiali di intervento. Opera inoltre, in collaborazione con i laboratori scientifici, per la realizzazione di soluzioni e procedure di intervento a carattere sperimentale.

 

Collabora con importanti istituzioni nazionali e internazionali per la messa a punto di materiali per la conservazione, interventi di restauro su opere che rivestono importanza storico/culturale e complessità esecutiva, si occupa inoltre, di formare di personale specializzato in ambito internazionale.

 

Collabora con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio come supporto tecnico scientifico per il controllo dei progetti esecutivi.

 

Progetto validazione carta Hanji

 

Progetto Biblioteca Hertziana (PIC)

 

Progetto Artemidoro

 

Progetto Leonardo sperimentazione e restauro Codice sul volo e 13 disegni

 

Grandi progetti esecutivi

 

Emergenza sisma

 

Alcuni esempi di restauri

 

Libro Sacro di Qaraqosh: il volume è stato segnalato dall’organizzazione FOCSIV Campagna Humanity-Volontari nel mondo – attiva da più anni nel Kurdistan dove, oltre ad occuparsi delle persone, svolge un’operazione di tutela e recupero del patrimonio culturale. In Italia il volume giunge grazie all’attivo interessamento del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini. Il manoscritto, datato XIV-XV secolo, era stato individuato nel 2016 da due giornalisti italiani, segnalato all’Arcivescovo di Mosul, mons. Yohanna Butros Mouché e quindi consegnato ai volontari del FOCSIV (presidente Gianfranco Cattai e dott.ssa Giulia Pigliucci). Tale manoscritto venne scelto per diventare il simbolo della rinascita di un popolo e l’esempio del riscatto contro il ‘genocidio culturale’ che si stava perpetrando in quelle terre ad opera dell’ISIS. La città di Qaraqosh o Baghdide, come viene chiamata dai suoi abitanti, fu distrutta e le sue chiese dovettero sopportare la furia dei rappresentanti dell’ISIS che usarono ogni mezzo per tentare di cancellarle.

 

Il manoscritto, miniato, è uno dei più antichi volumi conservati nella Chiesa della Vergine Maria di Qaraqosh e si salvò perché fu trasferito con altri in un luogo sicuro, un sottoscala nella casa dei sacerdoti, dove rimase per tutto il periodo di predominio dell’Isis nella regione. In Istituto è stato sottoposto ad accurate indagini diagnostiche e a un restauro complesso e minuzioso che ha anche comportato l’utilizzo di metodologie e materiali innovativi e si è avvalso di consulenze e contributi professionali differenti per rispondere alle peculiari esigenze conservative che presentava.

 

 

 

Libro Sacro di Qaraqosh:

Manoscritto liturgico miniato della Chiesa siro-cattolica appartenente al materiale nascosto da alcuni sacerdoti in un sottoscala della canonica della cattedrale dell’Immacolata Concezione a Qaraqoh, in Iran, per salvaguardarlo dell’arrivo dei terroristi dell’ISIS, che occuparono la città dal luglio 2014 al novembre 2016. Durante l’occupazione la città di Qaraqosh fu distrutta e le sue chiese sopperirono alla furia iconoclasta dei Daesh.

Con la riconquista militare della città cristiana, il manoscritto, gravemente danneggiato, è stato scelto per diventare il simbolo della rinascita di un popolo e l’esempio del riscatto contro il ‘genocidio culturale’ perpetrato in quelle terre ad opera dell’ISIS.

L’antico e prezioso volume è stato consegnato dall’arcivescovo di Mosul ai volontari di Focsiv, grazie agli accordi con il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, affidato alle cure dei funzionari dell’Istituto Centrale per la Patologia degli Archivi e del Libro.

 

In Istituto il manoscritto è stato sottoposto ad accurate indagini diagnostiche e a un restauro complesso e minuzioso che ha anche comportato l’utilizzo di metodologie e materiali innovativi e per cui ci si è avvalsi di consulenze e contributi professionali differenti per rispondere alle peculiari esigenze conservative che presentava.

Dopo due anni di restauro, il testo della Chiesa siro-cattolica, databile tra il XIV e il XV sec., con i suoi 116 fogli di carta, scritti in aramaico con caratteri siriaci in nero e rosso, custoditi da una copertina di cuoio, è tornato all’antico splendore ed è stato riconsegnato da Papa Francesco in occasione della visita in Iraq. Qui il video realizzato dal Mic: https://youtu.be/VuLpponu4O0

 

 

Maimonide, ms. Norsa: si tratta di una delle 28 copie miniate esistenti al mondo de ‘La guida dei Perplessi’ alcune delle quali riccamente decorate ma di cui solo 3 esemplari hanno miniature di dimensioni importanti (Parigi hebr. 685) e solo 2 di essi hanno delle miniature pertinenti al testo (Bibl. Naz. Copenahagen hebr. XXXVII – sefardita del 1348 e la copia dei Norsa, askhenazita del 1349). Il manoscritto restaurato in Istituto è l’unico ad avere una miniatura a piena pagina che illustra compiutamente il contenuto filosofico e teologico dell’opera. L’altra miniatura a piena pagina in perfetto stile gotico introduce il lettore all’inizio dell’opera. L’Istituto ha eseguito sull’opera le indagini conoscitive di tutte le sue componenti materiche e ha concretizzato un progetto di restauro peculiare che mantenesse in equilibrio le esigenze storiche e quelle conservative.

 

Maimonide, ms. Norsa: si tratta di una delle copie miniate della traduzione ebraica della “Guida dei perplessi” del medico e filosofo ebreo Mosheh ben Maimon detto Maimonide. Si tratta dell’opera più significativa e più celebre della filosofia ebraica medievale, originariamente composta in lingua araba alla fine del XII secolo e poi tradotta in ebraico.

Il Codice Norsa, prodotto in ambito ebraico-askenazita, venne realizzato da Yahaqov ben Rabbi Shemuhel nel 1349, al tempo della Peste nera e delle persecuzioni antiebraiche che ne derivarono.

Il manoscritto, rappresenta un unicum per un’opera di carattere filosofico per via delle miniature a tutta pagina in perfetto stile gotico, che introducono alla lettura dell’opera e ne illustrano compiutamente il contenuto filosofico e teologico.

 

Il Codice, appartenuto per più di 500 anni alla famiglia ebraica mantovana dei Norsa, è stato sottoposto al restauro a seguito dell’acquisizione tramite acquisto coattivo da parte della Direzione generale Archivi del Ministero per i beni e le attività culturali.

L’Istituto ha eseguito sull’opera le indagini conoscitive di tutte le sue componenti materiche e ha concretizzato un progetto di restauro peculiare che mantenesse in equilibrio le esigenze storiche e quelle conservative. A seguito del restauro, il manoscritto è stato protagonista della mostra e giornata di studi Il codice Maimonide e i Norsa. Una famiglia ebraica nella Mantova dei Gonzaga. Banche, libri, quadri. LINK https://dgagaeta.cultura.gov.it/public/uploads/documents/FuoriCollana/5bec073b1f424.pdf

 

 

Codice sul volo di Leonardo: il nome del codice è dovuto all’argomento dei testi e dei disegni. La stesura del testo sembra risalire all’anno 1505. Nel taccuino si trovano alcuni disegni a sanguigna realizzati prima del testo, che in alcuni casi vengono coperti da questo, e in altri sono lasciati visibili scrivendo lungo il perimetro dello schizzo. Il Codice consta di 18 carte; la coperta, in cartoncino di pasta straccio, presenta sulla prima e quarta di copertina annotazioni di varia natura come la preparazione dei pigmenti o la lista della spesa. Il percorso complesso del Codice tra eredità, sottrazioni, cessioni, espoliazioni e vendita dei singoli fogli ci ha permesso di seguire, anche se in modo discontinuo, il suo cammino e di affrontare l’intervento conservativo nel pieno rispetto della storicizzazione di tutte le sue componenti materiche.

 

Codice sul volo di Leonardo: Il Codice sul volo degli uccelli è un piccolo quaderno sul quale, negli anni, Leonardo da Vinci scrisse e illustrò i propri studi sul volo. Nel foglio si intrecciano e sovrappongono disegni e testi contenuti progetti di macchine volanti, appunti e disegni sul volo, sulla fisionomia degli uccelli, sulla resistenza dell’aria, sulle correnti e sui progetti di macchine volanti.

Il Codice consta di 18 carte; la coperta, in cartoncino di pasta straccio, presenta sulla prima e quarta di copertina annotazioni di varia natura come la preparazione dei pigmenti o la lista della spesa. Il percorso complesso del Codice tra eredità, sottrazioni, cessioni, espoliazioni e vendita dei singoli fogli ci ha permesso di seguire, anche se in modo discontinuo, il suo cammino e di affrontare l’intervento conservativo nel pieno rispetto della storicizzazione di tutte le sue componenti materiche. LINK https://www.youtube.com/watch?v=J9dnM40BlPI&t=310s

 

Papiro di Artemidoro: la storia di questo celebre papiro raccoglie la controversia sull’autenticità del documento. Questo fu venduto nel 2004 dal mercante d’arte egiziano Serop Simonian gallerista di origine armena trapiantato ad Amburgo, alla Fondazione per l’Arte e la Cultura della Compagnia San Paolo di Torino. Non è compito dell’Istituto entrare nella questione dell’autenticità o meno del manufatto ma sicuramente l’intero intervento, scientifico e conservativo, ha rappresentato una sfida sia per la complessità dell’intervento sia per la sua futura valorizzazione (vedi Cecilia Hausmann, Artemidoro, un caso studio).

 

L’intervento di restauro eseguito sul Papiro di Artemidoro ha rappresentato un’occasione unica di studio del materiale papiraceo, di confronto con metodologie conservative impiegate in passato e di valorizzazione di questa tipologia di manufatti.

 

Quando si tratta di intervenire su oggetti di tale complessità (storica e materiale) l’approccio multidisciplinare risulta fondamentale per il raggiungimento di un miglior risultato, i dati forniti dalle indagini scientifiche hanno permesso di investigare a fondo la materia portando alla luce nuovi interrogativi, il dibattito con gli storici/papirologi ha consentito una migliore comprensione delle vicende storiche che hanno riguardato il papiro, così come l’identificazione di particolari di difficile individuazione; mentre il confronto tra restauratori ha permesso l’individuazione delle metodologie più idonee per questo caso studio.

 

Volume pop-up ‘Astrologia’ di Ottavio Pisani: è ancora in restauro il volume di formato atlantico, conservato presso la Biblioteca Casanatense di Roma, stampato ad Antwerp (Anversa) nel 1613. Si tratta di un’opera pop-up che riporta i dispositivi mobili utili alle ricerche astrologiche e astronomiche. La copia in restauro è una delle due esistenti in Italia (l’altra, colorata, si trova a Firenze nella biblioteca del Museo Galileo Galilei) e rappresenta un nuovo campo d’interesse per l’Istituto che per la prima volta affronta un volume con queste caratteristiche. Tra volvellae e puntatori ci si muove per trovare il sistema più adatto di intervenire sui delicati dispositivi mobili e farli funzionare nuovamente. Il restauro di questo esemplare è

stato inserito nel Convegno sui Pop-Up organizzato dalla Fondazione Tancredi di Barolo a Torino per la fine di febbraio 2020 e poi spostato a data da destinarsi per il problema del coronavirus.

 

Progetto Bad Arolsen- ITS (International Tracing Service): nell’ottobre 2015, a seguito di contatti intercorsi fra l’Icpal e l’ITS, è stato effettuato un sopralluogo a Bad Arolsen nella sede tedesca degli Archivi nazisti che ha dato l’avvio al progetto di collaborazione fra le due istituzioni. In quella occasione, furono sottoposti ad una prima analisi faldoni e registri rappresentativi delle problematiche presenti negli Archivi tedeschi, affinché si selezionasse una ridotta quantità di documentazione da far analizzare in Istituto. Scopo del progetto era quello di esaminare i diversi aspetti materici che compongono la documentazione selezionata, esemplificativa di quella conservata a Bad Arolsen, per proporre, se necessario, eventuali trattamenti conservativi diversi da quelli cui sono sottoposti i documenti in Germania o per verificare la correttezza e l’efficacia dei prodotti e delle procedure eseguite e, infine, per intervenire con i necessari restauri in un programma di lavoro dal titolo “Un progetto di restauro”.

 

L’Archivio di Bad Arolsen conserva 30 milioni di singoli documenti, comprensivi di microfilm, filmati e circa 2800 oggetti personali degli internati e rappresenta la memoria tangibile di quanto avvenuto nei campi di concentramento durante il periodo nazista.